Il Tribunale di Lecce sezione penale ha assolto dal reato di diffamazione aggravata due donne per aver pubblicato in rete nell’anno 2020 giudizi sgradevoli nei confronti di un trattoria-ristorante salentina.
In particolare, la prima, impiegata come cuoca presso il locale, veniva accusata di aver utilizzato epiteti offensivi nei confronti del titolare del locale reo altresì, a suo dire, di servire come freschi alimenti in realtà scaduti.
Allo stesso modo la seconda, ex collega della prima, pubblicava on line giudizi negativi sulle pietanze, sulle condizioni igieniche e sugli atteggiamenti a suo dire aggressivi dello stesso titolare nei confronti del personale e dei clienti.
Pur valutandoli oggettivamente e materialmente offensivi, il giudice ha valutato tali commenti come legittima espressione dell’esercizio del diritto di critica spettante a ciascun cittadino.
In particolare, come è dato leggere nella sentenza “il messaggio corrisponde, sostanzialmente, a verità in quanto oltre a non essere stato questo oggetto di espressa e documentata confutazione da parte del denunciante nel corso dell’istruttoria sono emersi numerosi e significativi elementi che depongono sulla fondatezza delle osservazioni in recensione dell’imputata”.
In generale il giudice ha sottolineato la rilevanza sociale delle recensioni espresse dalla collettività di consumatori e utenti di servizi, osservando che “il senso delle recensioni Google come di altri operatori è finalizzato a determinare il grado di feedback di una certa attività”; tornando al caso di specie lo stesso giudice ha appuntato la propria attenzione sulle valutazioni on line “a dir poco allibite da parte di una moltitudine di clienti insoddisfatti ed esterrefatti” per cucina e qualità dei prodotti e igiene dei locali.
All’esito dell’istruttoria condotta in giudizio veniva accertata “l’abituale condotta aggressiva del titolare nei confronti di personale e clienti” e gli insulti e l’aggressione posti in essere dal titolare del locale nei confronti della cuoca la sera precedente.
Sulla base di quanto sopra l’accusata “non ha esposto i fatti in modo scorretto o con toni esorbitanti dai confini del normale confronto dialettico scadendo nel mero attacco personale”,per cui i giudizi negativi espressi on line rientrano nel legittimo esercizio del diritto di critica, così escluso il reato di diffamazione aggravata.
Tornando poi agli epiteti pronunciati dalla cuoca il giudice, pur riconoscendoli come esagerati e non scriminati dal pubblico interesse, ne ha escluso la punibilità avendoli la stessa pronunziati in uno stato di rabbia provocato dall’aggressione e dagli insulti posti in essere dal titolare la sera precedente, motivo per cui il fatto non costituisce reato.
Scritto da: Alessandro Klun
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