Salve a tutti mi presento, mi chiamo Rita ho 23 anni e vengo da San Vito Chietino un piccolo paesino della provincia di Chieti in Abruzzo. Sono diplomata nel settore di sala e vendita presso l’alberghiero “G. Marchitelli” a Villa Santa Maria, sommelier e attualmente iscritta al corso di laureain “Scienze, culture e politiche gastronomiche per il benessere” presso l’Università la Sapienza. Ho avuto anche diverse esperienze lavorative tra Hotel, ristoranti gourmet, ristoranti, pizzerie e bar sia all’interno del mio paese e dintorni che fuori regione; ed oggi vi voglio raccontare la mia breve ma intensa esperienza all’estero, in Inghilterra.
L’idea di trasferirmi al di fuori dell’Italia nasce tra i banchi di scuola e durante le varie esperienze lavorative grazie anche a miei vari colleghi, che ho incontrato, e mi hanno consigliato di andarmene dal nostro paese se volevo dare una svolta alla mia carriera lavorativa, per non rimanere una semplice cameriera ma alzarmi di livello. Però per sentirmi totalmente sicura di partire avevo bisogno di avere un’ulteriore soddisfazione personale e iniziare a coltivare una passione nata tra i banchi, ovvero, ottenere l’attestato da sommelier.Dopo aver ottenuto queta certificazione, mi sono messa in contatto con uno zio, chef che abita in Inghilterra, grazie al quale ho potuto mettermi in contatto con il proprietario del ristorante dove stavo per andare a lavorare.
Quando sono partita non avevo grandi aspettative, speravo solamente di trovare un posto accogliete e uno staff pronto a potermi sostenere e insegnare cose nuove. Fortunatamente le mie aspettative sono state soddisfatte a pieno. Il ristorante dove ho lavorato è italiano, creato e gestito da italiani, e al suo interno lo staff full time è prettamente italiano sia in cucina che in sala. Invece, il personale part-time era composto da ragazzi e ragazze inglesi e di altre nazionalità che principalmente erano studenti.
Nel menù erano presenti la maggior parte dei classici piatti italiani tra paste e pizze anche se leggermente adattate ad i gusti della popolazione del posto ma senza mai trascurare la qualità, oltre ad avere vari fornitori italiani per determinati prodotti. Ci affidavamo a macellai, lattai e fruttivendoli della zona garantendo al massimo la freschezza dei prodotti. Il ristorante era aperto tutti i giorni dal lunedì alla domenica con apertura al pubblico dalle 12:30 fino a sera, l’orario di chiusura variava dalle giornate, settimanale o weekend, e dai periodi come i bankhollidays e i christmas party.
La gerarchia sia in sala che in cucina era molto semplice e classica: c’è lo chef che coordina tutto il lavoro dello staff in cucina tra i turni di lavoro e riposi, il resto dello staff viene gestito dal proprietario affiancato dal manager di sala.
Le differenze che ho notato tra la ristorazione italiana e quella inglese riguarda prettamente le differenze del nostro stile di vita ed il loro: nel nostro stile di vita l’andare al ristorante è quasi sempre legata ad un evento o festeggiamento invece per loro è semplice quotidianità ed occasione per riunire la famiglia dopo una lunga giornata tra lavoro e scuola. Durante le classiche ore di pranzo i clienti frequentanti erano anziani, persone in pausa pranzo o riunioni di lavoro; durante le ore pomeridiane (tra le 16 e le 18) erano maggiormente presenti famiglie con bambini piccoli, ed infine nelle ore di cena la clientela era molto varia. Durante i weekend e le varie festività non c’era molta distinzione tra le tipologie di clientela neanche tra le varie fasce orarie. Un’altra differenza che ho notato è l’abbinamento delle bevande al cibo: noi italiani beviamo principalmente acqua, vino, birra e qualche bevanda gassosa, invece, gli inglesi accostano ai loro pasti, salati o dolci che siano, qualsiasi tipologia di bevanda tra cocktail, birre, vino, bevande gassate, cappuccini, “latte” ed altro.
…
Questa esperienza oltre ad avermi aiutato a crescere molto sia personalmente che professionalmente mi ha fatto conoscere altri modi di vedere il mondo dalle diverse popolazioni che lo abitano; ringrazio veramente di cuore tutte le persone che hanno vissuto con me quei momenti, tra cui lo chef, il manager di sala, il capo e tutti i miei colleghi che oggi posso chiamare amici e la mia famiglia inglese.
Rita Di Paolo
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