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Un pasto rivelatosi differente rispetto alle aspettative si trasforma in una vertenza legale.

@acenacondiritto

Insoddisfatta dell’esperienza un’ospite forse pubblicava sulla nota piattaforma una recensione negativa in cui evidenziava  ritardi nel servizio.

 




Successivamente anche su su Facebook, sulla  pagina “Gufo? No grazie!“ la stessa cliente pubblicava un’altra valutazione negativa sul locale usando la parola “bettola” e definendo i proprietari “cafoni”.

 

Parole non gradite ai gestori che si sono rivolti al giudice penale di Macerata il quale, ritenendo quelle espressioni lesive dell’immagine loro e del locale, ha condannato per diffamazione l’autrice della recensione con obbligo a pagare la somma di euro 5.000,00 a titolo di risarcimento, oltre a una multa di euro 2.000,00 o e alle spese legali.

 

Si tratta di un'ulteriore prova della necessità di disciplinare il fenomeno delle recensioni online di cui, recentemente, il Governo si è occupato con il DDL annuale per le PMI prevedendo:

 

1) l’Identificazione obbligatoria di chi recensisce e la prova di aver effettivamente usufruito del servizio o prodotto recensito; 

2) la pubblicazione entro 15 giorni dall’acquisto o servizio;

3) il divieto di compravendita di recensioni;

4) il diritto di replica e rimozione di commenti falsi, ingannevoli o non veritieri. a favore delle strutture recensite avranno il diritto di replicare alle recensioni e potranno richiedere la rimozione di commenti falsi, ingannevoli o non veritieri. 





Author: Alessandro Klun

(@acenacondiritto)

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