Sempre più frequentemente si sente parlere anche in Italia della peste suina africana, d’ora in avanti denominata (PSA), ma concretamente di cosa si tratta? Com'è la situazione in Italia? Come si contrae? È pericolosa per l’uomo?
In questo articolo andremo dunque a rispondere alle su dette domande per cercare di fare chiarezza su quello che è un problema molto importante.
Definizione della PSA.
La PSA come riportato dell’EFSA (European Food Safety Authority) è una malattia virale dei suini e dei cinghiali che causa un’elevata mortalità negli animali da essa affetti. Il virus responsabile appartiene alla famiglia Asfaviridae genere Asfivirus, questo è un tipo di virus molto stabile che non viene inattivato dalla putrefazione né tanto meno dalla refrigerazione o dal congelamento. È in grado di resistere per 18 mesi a una temperatura di +4 gradi e 2 anni a –70 gradi. queste caratteristiche lo rendono dunque capace di sopravvivere per lunghi periodi nelle secrezioni degli animali, nelle carcasse e in alcuni prodotti derivati. Come i prodotti che non sono sottoposti ad un trattamento termico, ad esempio, i salami che sono soggetti ad una stagionatura breve, quindi non sufficiente ad eliminare il patogeno. L'unico metodo sicuro dunque, resta ancora una volta la cottura, di fatti la minaccia viene eliminata raggiungendo temperature superiori a 70 gradi.
Situazione italiana
La PSA è presente in Italia più nello specifico in Sardegna sin dal 1978 sia nei suini allevati che nei cinghiali, negli anni però l’approccio alla lotta alla malattia è stato più volte rivisto determinando un miglioramento. Il punto di svolta in questa storia avviene nel 2022 quando il Centro di Referenza Nazionale per lo Studio delle Malattie da Pestivirus e da Asfivirus (CEREP), ha confermato il primo caso di PSA in una carcassa di cinghiale ritrovato in Piemonte precisamente nella provincia di Alessandria. Nei giorni successiva un ulteriore carcassa positiva è stata ritrovata in Liguria, e nel maggio dello stesso anno un ulteriore carcassa infetta è stata ritrovata nel Lazio. Il contagio però non si ferma qui e nei mesi e anni successivi coinvolge altre regioni Italiane. Fino ad arrivare a settembre 2023 quando sono emersi i primi tre casi di PSA in un allevamento di suini nella provincia di Pavia. Da qui in avanti la situazione è degenerata arrivando dunque ad oggi dove si contano più di 18 focolai in Lombardia, e un totale di 70.000 maiali abbattuti nel nord Italia nel tentativo di rallentare la diffusione.
Come si contrare
La contrazione può avvenire in differenti modi, di fatti sono diversi i fattori che possono portare alla contrazione di tale virus tra questi troviamo. In primis il contatto tra animale sano/malato, ruolo cruciale per la diffusione del virus è svolto dai cinghiali, che infettano i suini e a loro volta quest’ultimi si infettano a vicenda. Un ulteriore vettore sono gli insetti, di fatti anche essi, se in modo lento e circoscritto possono incrementare i contagi. Al contrario un ulteriore portatore che incrementa notevolmente la curva epidemiologica è il così detto “fattore umano”. Dove con tale termine ci si riferisce all’azione dell’umo che attraverso mezzi di trasporto, macchinari e divise infette trasporta il patogeno da uno stabilimento ad un altro.
È pericolosa per l’uomo
Giungiamo dunque a quella che è la domanda che tutti ci stiamo ponendo. Questa forma di virus è pericolosa per l’uomo? Risposta NO difatti non si è registrato alcun spillover (passaggio di specie) nei confronti dell’uomo. Ciò non significa che tale epidemia non rappresenti un problema. Infatti, proprio perché i capi infetti vengono abbattuti e quindi non destinati alla vendita, il settore suinicolo italiano sta registrando ingenti perdite. Tale compartimento in Italia ha un valore totale di 20 miliardi di euro e impiega circa 100.000 persone, in seguito a questa epidemia sta però affrontando un crollo, stimato tra i 20 e i 30 milioni di euro al mese. Con una grave compromissione delle esportazioni. Riportando quanto detto dall’associazione assosuini: “la situazione richiede un impegno collettivo e non incolpare ingiustamente e totalmente gli allevatori”. difatti la realtà dei fatti è ben diversa e vede come principale causa (come riportato nel paragrafo precedente) i cinghiali selvatici che sono sotto la responsabilità dello stato, tale popolazione è in costante crescita questo quindi facilita notevolmente la diffusione da una zona ad un’altra. In conclusione possiamo dire che sebbene questa non rappresenta un problema per la sicurezza dell’uomo è al contrario un enorme problema per l’economia del paese. E solo grazie ad interventi mirati e tempestivi non ché con la cooperazione tra tutti gli attori coinvolti in tale filiera, sarà possibile contenere l’epidemia e limitare i danni.
Author: Dott.re Thomas Mancini
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